Cara tifosa, caro tifoso,
Sono passati 320 giorni, quasi undici mesi, da quel maledetto 27 gennaio 2023. Di ricordare cosa rappresenta quella data per me, in fondo, non ce n’è proprio bisogno. Quello che posso dirti è che stato il mio momento più triste in 117 lunghi anni. Ho passato ore ed ore a piangere, anzi, giorni, senza sapere se avessi avuto un futuro, perlomeno tra i grandi. Una storia ultracentenaria cancellata così? No, non l’avrei mai accettato. E allora, col senno di poi l’ho capito, non mi restava che reagire. Per quello che sono stato, per quello che vorrei ancora essere.
Lo ammetto: non è stato facile. Ci ho riflettuto. Perché ripartire dai piedi della scala, soprattutto per il mio glorioso passato, pensavo proprio di non meritarmelo. Però poi ho capito: era l’unica possibilità per tornare a vivere, per tornare ad essere me stesso, per tornare ad essere Chiasso. Sì, quel 4 maggio ho ritrovato davvero la forza per andare avanti. E mai ci sarei riuscito senza il tuo supporto. Vedervi presenti in centoquindici, per di più nel salotto di casa mia dopo mesi di assenza, è qualcosa che mi ha riempito il cuore. Proprio come le parole pronunciate quella sera da uno di voi, un caro amico: “Li vedi quei fuochi d’artificio? Sono per te”, mi ha detto sottovoce indicando coloro che ci sono sempre stati. “Per me? Ma sono ancora così importante?”, ho risposto allo stesso modo. “Evidentemente sì”, ha replicato lui. E io: “Sai che ti dico? Il viaggio continua”. Ero finalmente convinto.
A quel punto la rinascita era certa, ma un dubbio non di poco conto mi assillava la mente: “Come si rinasce?”. Nelle tasche non mi era rimasto nulla, ma là fuori diversi giovani continuavano ad intrattenere le mie serate indossando la mia classica maglietta. “Perché non ripartire proprio da loro?”, ho pensato. D’altronde proprio quei giovani mi avevano regalato l’unico sorriso di quel periodo. Dopo molto tempo era giusto tornare a dar loro una possibilità, era giusto tornare a guardare in casa. Prima di ogni cosa. Così ho fatto, provando a bussare anche alla porta di coloro che mi hanno vissuto in tempi migliori, perché solo così avrei potuto tramandare la mia vera storia. Mero, Arna, Nelli, Mike, Righe e Rega, solo per fare qualche nome. Gente di passione che sapevo non mi avesse dimenticato. Dagli sguardi, dagli occhi, dalle parole. Finalmente sapevo che stavo percorrendo la strada giusta.
Cosa ho capito in quel periodo? Che in fondo è tutta una questione di attimi. E quegli attimi non li provavo da tanto, troppo tempo. Alcuni me li ero proprio dimenticati, a dirla tutta. Non sapevo più cosa significasse inaugurare insieme una stagione, incontrarsi in piazza in piena estate, ospitare più di mille persone al Riva IV o festeggiare un compleanno. Non sapevo più cosa significasse ascoltare la mia gente, ascoltare te. E questo, me ne sono reso conto ora, lungo questi ultimi anni mi è tremendamente mancato. Come mi è mancato accoglierti ore prima del calcio d’inizio, salutarti ore dopo quello finale, fotografarci insieme dopo una vittoria oppure incrociare sugli spalti persone che non vedevo da tempo e altre che hanno scritto la mia stessa storia. Non sapevo più vivere, ecco. E me ne scuso.
Ci terrei allora tantissimo ad incontrarti un’ultima volta in questo 2023. Un anno che tanti pensano abbia significato la mia fine, ma che io ho fermamente intenzione di ricordare come l’inizio di un futuro migliore. Oggi non so se tornerò ai fasti di un tempo, ma quello che ti prometto è che farò di tutto: per quello che sono stato, per quello che vorrei ancora essere. Se vale lo stesso per te ti aspetto sabato 16 dicembre dalle 18.00 sul piazzale del Riva IV. Perché mi piace credere di essere solo all’inizio di un’altra stessa, fantastica storia.
A sabato,
Il tuo – ora sì – Football Club Chiasso.